Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti.
La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante.
La sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti.
Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce.
Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo. Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.